«Prima che siate chiamati al tremendo Giudizio»
Dai quaderni di Maria Valtorta
Questi pochi capoversi tratti dai Quaderni di Maria Valtorta fanno fremere d’amore e tremare di terrore allo stesso tempo.
Sono come una spada affilata che penetra nell’intimo dell’anima; verità sprizza da ogni parola; il contenuto ci mette ineluttabilmente davanti all’amara constatazione che i rimproveri del Signore sono veri, anzi troppo veri.
Sono anche parole che stimolano a dare una risposta fedele al buon Gesù perché in esse ci viene ricordato: preghiera e penitenza possono molto più di ciò che noi crediamo…
Ancora una volta una parola di consolazione giunge dal Cielo per tutte le anime sofferenti che vivono nel mondo, anime-vittima che, forse, non sanno neppure di esserlo. È ora di prenderne coscienza…
Si, perché, probabilmente, la loro sofferenza è maggiore di quanto meriterebbero per espiare i loro peccati ma quella sofferenza porta scritta su sé non solo la parola “giustizia” ma anche la parola “amore”… un amore più grande che va oltre la salvezza di se stessi per poter aiutare il Cuore Afflittissimo di Gesù a strappare qualche anima dagli artigli di Satana.
Siamo tutti chiamati possibilmente non solo a riflettere su questo brano ma anche a trarne le dovute conseguenze per una vita, certo, non da mediocri cristiani Ma dai eroi.
Scelta, questa che, se la facciamo, un giorno ci meriterà una grande ricompensa da Colui che ci arruola in questo spirituale esercito della Luce. Coraggio a tutti, cari fratelli e sorelle. Coraggio…
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Dice Gesù:
«Per essere salvati, o poveri uomini che tremate di paura, basterebbe che voi, come veri figli e non come bastardi di cui Io sono Padre soltanto di nome mentre il vero padre è l’altro, sapeste rapire al mio Cuore una scintilla della mia Misericordia. E non desidererei che di farmela rapire.
Sto col petto aperto perché possiate giungere più facilmente al mio Cuore. Ho dilatato la ferita della lancia nel mio Cuore perché voi possiate entrare in esso. E non giova. Ho fatto servire le vostre infinite offese come coltello di sacrificatore per sempre più riaprirla perché l’Amore sa fare questo. Anche il male lo fa divenire bene, mentre voi, di tutto il bene che vi ho dato – sinanche Me stesso vi ho dato che sono il Sommo Bene – ve ne servite in modo così osceno che diventa per voi strumento di male.
Sto col mio Cuore aperto che goccia sangue, come dai miei occhi gocciano lacrime. E cadono, sangue e pianto, inutilmente sulla terra. La terra è più benigna di voi al suo Creatore. Apre le sue arene per ricevere il Sangue del suo Dio. E voi, invece, mi chiudete il vostro cuore, unico calice dove Esso vorrebbe scendere per trovare amore e dare gioia a pace.
Guardo il mio gregge… Mio? Non più mio. Eravate le mie pecorelle e siete uscite dai miei pascoli… Fuori avete trovato il Maligno che vi ha sedotti e non vi siete più ricordati che a prezzo del mio Sangue Io vi avevo radunati a salvati dai lupi a dai mercenari che vi volevano uccidere.Sono morto Io per voi, per darvi la Vita e la Vita piena come Io l’ho nel Padre. E voi avete preferito la morte. Vi siete messi sotto il segno del Maligno ed esso vi ha mutato in selvatici caproni. Non ho più gregge. Il Pastore piange.
Solo qualche agnella fedele m’è rimasta, pronta ad offrire il collo al coltello del sacrificatore per mescolare il suo sangue, non innocente ma amante, al mio innocentissimo, ed empire il calice che sarà alzato nell’ultimo giorno, per l’ultima Messa, prima che siate chiamati al tremendo Giudizio. Per quel Sangue e per quei sangui, all’ultima ora, Io potrò mietere la mia ultima messe fra gli ultimi salvati. Tutti gli altri… Serviranno da strame per i riposi dei demoni e per ramaglia nell’incendio eterno.
Ma le mie agnelle saranno con Me. In un posto scelto da Me per il loro beato riposo dopo tanta lotta. Diverso il posto loro da quello dei salvati. Per i generosi vi è un posto speciale. Non fra i martiri e non fra i salvati. Sono meno dei primi e molto più dei secondi e stanno in mezzo, tra le due schiere.
Perseverate, voi che mi amate. Quel posto merita ogni presente fatica perché è la zona dei corredentori, a capo dei quali è Maria, mia Madre».
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Dice ancora Gesù:
«Credono che la penitenza sia una cosa inutile, sorpassata, una quieta manìa. Non c’è che penitenza e amore che abbiano peso agli occhi di Dio per arrestare gli avvenimenti e deviarli. Avete bisogno più di amore che di pane. Ma per il pane vi arrabattate a procurarvelo, rubandovi il tozzo l’uno con l’altro come cani affamati, e siete poco dissimili, in realtà, da essi, pronti come siete a dilaniarvi per un pugno di terra e per un fumo d’orgoglio. Mentre per acquistare e possedere l’amore non fate nulla.
Non ve ne curate.
Ma sapete, o disgraziati, cosa fate trascurando l’amore? Perdete Dio, il suo aiuto in terra, la sua vista in cielo. Cosa devo fare per farvi capire questo se i miei flagelli non bastano, se le mie bontà non servono? Come devo fare scendere il Paraclito, in quale forma, perché vi investa a vi salvi? Se il globo di fuoco portato dal vento veloce scendesse, per una nuova Pentecoste, su ognuno di voi – non dividendosi in fiammelle che furono bastanti, allora, su dei poveri pescatori, rozzi e ignoranti ma amanti di Me – scendesse pieno su ognuno di voi, non basterebbe lo stesso ad accendervi di Dio. Prima dovreste sgombrare l’anima dai vostri falsi dèi, e non lo volete fare perché li preferite a Me, Dio vero.
Siete perduti, se un miracolo non si compie. Volgetevi e pregate l’Amore».
(Dai Quaderni di Maria Valtorta – 1 giugno 1943)