MARIA VALTORTA Apparizioni a varie persone in luoghi diversi.16-17 aprile 1947.
I. Alla madre di Annalia.
Elisa, la madre di Annalia, piange sconsolatamente nella sua casa, chiusa in una stanzetta dove è un lettino senza coperture, forse quello di Annalia. Tiene il capo abbandonato sulle braccia, a loro volta abbandonate, tese sul lettuccio come per abbracciarlo tutto. Il corpo grava sui ginocchi in posa di languore. Di vigoroso non c'è che il suo pianto.
Poca luce entra dalla finestra aperta. Il giorno da poco è risorto. Ma una luce viva si fa quando entra Gesù.
Dico: entra, per dire che è nella stanza mentre prima non c’era. E dirò sempre così per significare il suo apparire in un luogo chiuso, senza stare a ripetermi come Egli si scopra da dietro ad una grande luminosità che ricorda quella della Trasfigurazione, da dietro un fuoco bianco – mi si permetta il paragone – che pare liquefare muri e porte per permettere a Gesù di entrare col suo vero, respirante, solido Corpo glorificato: un fuoco, una luminosità che su Lui si rinchiude e lo nasconde quando se ne va. Però, dopo, piglia l'aspetto bellissimo di Risorto, ma Uomo, proprio Uomo, di una bellezza centuplicata rispetto a quella che già aveva prima della Passione. È Lui, ma è il Lui glorioso, Re.
«Perché piangi, Elisa?».
Non so come la donna non riconosca la Voce inconfondibile. Forse il dolore l'intontisce. Risponde come se parlasse a un parente che forse l'ha raggiunta dopo la morte di Annalia.
«Hai sentito ieri sera quegli uomini? Egli non era nulla. Potere magico, ma non divino. Ed io che mi rassegnavo alla morte di mia figlia pensandola amata da un Dio, in pace... Me lo aveva detto!...», piange ancor più forte.
«Ma lo videro risorto in molti. Solo Dio da Se stesso può risuscitarsi».
«L'ho detto anche io a quelli di ieri. Lo hai sentito. Ho combattuto le loro parole. Perché le loro parole erano la morte della mia speranza, della mia pace. Ma essi – hai sentito? – essi hanno detto: "Tutta commedia dei suoi seguaci per non confessarsi folli. Esso è morto e ben morto, e putrido, l'hanno trafugato e distrutto, dicendo che è risorto". Hanno detto così... E che per questo l'Altissimo ha mandato il secondo terremoto, per fare loro sentire la sua ira per la loro sacrilega menzogna. Oh! non ho più conforto!».
«Ma se tu vedessi il Signore risorto, coi tuoi occhi, e lo palpassi con le tue mani, crederesti?».
«Non ne sono degna... Ma certo che crederei! Mi basterebbe vederlo. Non oserei toccare le sue Carni perché, se così fosse, sarebbero carni divine, e una donna non può avvicinarsi al Santo dei Santi».
«Alza il capo, Elisa, e guarda Chi ti è davanti!».
La donna alza la testa canuta, il viso sfigurato dal pianto, e vede... Cade ancor più ribassata sui calcagni, si sfrega gli occhi, apre la bocca su un grido che vuol salire ma che lo stupore strozza in gola.
«Sono Io. Il Signore. Tocca la mia Mano. Baciala. Mi hai sacrificato la figlia. Lo meriti. E ritrova, su questa Mano, il bacio spirituale della tua creatura. È in Cielo. È beata. Dirai questo ai discepoli e questo giorno».
La donna è così affascinata che non osa il gesto, ed è Gesù stesso che le preme sulle labbra la punta delle sue dita.
«Oh! sei proprio risorto!!! Felice! Felice sono! Te benedetto che mi hai consolata!».
Si curva per baciargli i piedi e lo fa, e resta così.
La luce soprannaturale fascia nel suo splendore il Cristo, e la stanza è vuota di Lui. Ma la madre ha il cuore pieno di incrollabile certezza.
Evangelo 632.1